“Sii gentile, condividi i tuoi giochi con lei”
Quante volte ci è stata detta questa frase quando eravamo piccoli?
E quante volte, come genitori o insegnanti, diciamo “stai usando sul gioco da tanto tempo, ora lascialo un po’ a lui”.
Oggi voglio portarvi a riflettere un po’ fuori dagli schemi.
Facciamo una fantasia:
Ami cucinare, tuo marito ti regala la planetaria che desideravi ardentemente da tempo.
Tu finalmente ce l’hai tra le mani, inizi a scoprirla e decidi di preparare un dolce.
Nel più bello della preparazione, arriva tua cugina e dice “Ok, l’hai usata già tanto. Adesso tocca a me.”
Magari per essere cortese dici “Si, certo, provala pure”
Ma dentro di te pensi “Ma caspita la stavo usando io, ero proprio a metà del procedimento, volevo continuare ad usarla”
Ora, può sembrare un esempio un po’ banale, ma potremmo farne mille altri:
Stai lavorando a pc e suona il timer per cui devi lasciarlo a tuo marito, non importa se proprio in quel momento ti era venuta un’illuminazione e uno sprint creativo.
O ancora: stai leggendo un libro e la tua collega dopo 10 pagine ti dice di darglielo perchè adesso tocca a lei.
Sembra ingiusto, magari da adulti abbiamo anche la capacità di dire che non siamo d’accordo e facciamo rispettare il nostro spazio. Oppure è talmente inculcato in noi questo senso distorto di condivisione che accettiamo senza battere ciglio.
Cosa ci ha insegnato Montessori
Obbligare a condividere, non insegna a condividere. Al contrario, insegnerà al bambino a proteggere, anche in modo possessivo, ciò che è loro.
Nelle scuole Montessori esiste un materiale per tipo anche in classi numerose. La regola è che il bambino può scegliere un materiale e utilizzarlo tutto il tempo che gli è necessario. Solo quando avrà terminato il suo lavoro e riposto il materiale, questo potrà essere usato da un altro bambino.
Se un bambino ha un grande desiderio di utilizzare un materiale impegnato può osservare il compagno oppure dedicarsi ad altro.
Già lo so che mi direte che i bambini non sanno aspettare.
E io vi dico che ho visto con i miei occhi bambini di tre anni attendere pazientemente anche 20 minuti prima che l’attività desiderata fosse di nuovo disponibile.
Cosa succede a lungo andare scegliendo di agire in questo modo?
Il bambino che sta usando il materiale non sente di doverlo proteggere/possedere e può concentrarsi per tutto il tempo di cui ha bisogno sentendosi rispettato;
Il bambino che aspetta sperimenta l’attesa, comprende se effettivamente desidera quell’attività ed esercita il rispetto dell’altro.
In un contesto dove viene coltivato il rispetto reciproco, con il passare del tempo, la condivisione nascerà spontanea.
(Che poi, credo sia riduttivo relegare il senso di condivisione ad “utilizzare insieme lo stesso gioco”, ma di questo ne parleremo un'altra volta)