Chi di voi non ha mai detto “Mio figlio è nel pieno dei terribili due”?
Che poi, se parliamo con chi ha figli più grandi, quello che si sente è che dopo i terribili due ci sono i terribili tre, poi i terribili quattro e così via.
Praticamente l’intera vita di un bambino, quando non è sorridente, felice, autonomo e tranquillo è una somma di momenti terribili.
L’ho detto molte volte e lo ripeto: il modo in cui parliamo definisce le esperienze che viviamo (o per lo meno il modo di percepirle).
Perciò io credo sia più sensato fare un passo indietro e chiederci: ma questi capricci, cosa sono davvero?
Secondo Maria Montessori, i capricci sono tutte quelle reazioni dei bambini che non hanno causa apparente, tutto quello che è azione illogica e indomabile.
E ci dice anche che i capricci sono espressioni esterne di bisogni insoddisfatti, allarme di una condizione errata, di un pericolo e spariscono in breve tempo, se c’è la possibilità di comprenderli e soddisfarli.
Si ma nel concreto? Che si fa?
Prima di tutto è bene iniziare a capire in quale piano dello sviluppo si trova il bambino, quali sono i suoi bisogni e come stiamo rispondendo come adulti, cosa gli stiamo offrendo.
E poi dobbiamo sempre ricordarci che rabbia, frustrazione, fastidio sono emozioni che fanno parte della vita e l’obiettivo non è eliminarle (per eliminare le crisi) ma imparare ad andarci attraverso nel modo più consapevole possibile.
Facile? No. Sicuramente fattibile, con un po’ di allenamento.
Se è vero che sembra molto complesso conoscere sè stessi e conoscere il bambino, è anche vero che una buona teoria applicata in modo pratico alla concretezza della vita quotidiana, con un pizzico di leggerezza, rende tutto più semplice.
In questo blog troverai articoli nei quali parlo di pedagogia, con particolare attenzione al pensiero di Maria Montessori, alla crescita personale e alla genitorialità.
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