Quale linguaggio utilizziamo con i bambini?
Per rispondere a questa domanda ci basta semplicemente osservare il bambino e vedere quale rimando ci da.
Qualche giorno fa, mio figlio (un anno e nove mesi) ha preso dal bidone dei rifiuti un pezzo di carta stagnola appallottolata, l’ha aperto e così facendo sono cadute tutte le briciole che c’erano dentro.
Mi ha guardata e mi ha detto “Mamma, disastro!!”.
In quel preciso istante mi sono accorta di quanto spesso io utilizzi l’espressione “Che disastro!” quando succede qualcosa, anche se di fatto è una cosa piccola.
Letteralmente disastro significa evento funesto, danno irreparabile, sciagura, catastrofe.
Io, con il mio linguaggio, stavo insegnando a mio figlio che un po’ di briciole a terra sono un evento catastrofico. E di fronte ad un evento davvero drammatico quale termine avrei potuto utilizzare? Magari sempre la parola disastro, insegnandogli così che qualcosa di molto grave ha lo stesso valore di un po’ di briciole per terra?
Questo episodio mi ha portata ad interrogarmi, a riflettere un po’ di più prima di parlare e a pesare le parole che scelgo.
Si, perché ogni parola ha un suo preciso significato e molto spesso utilizziamo un linguaggio a cui siamo abituati, invece che impegnarci per cercare parole che possano davvero esprimere ciò che intendiamo.
La comunicazione è importante.
La comunicazione con i bambini lo è ancora di più, perché loro comprendono ed interpretano il mondo attraverso il filtro che noi gli diamo.
E tu, ti sei mai soffermat* a riflettere sul linguaggio che utilizzi quotidianamente?
In questa rubrica potrai trovare brevi racconti e riflessioni che trattano di diversi argomenti: genitorialità, crescita personale, relazioni, insegnamento ed educazione in modo semplice, breve e diretto.
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